>>4487>t. lau-lau-lau-tismo e incapacità di cogliere sfumature, per cui non gli conviene leggere le righe seguenti:La vignetta è autoesplicativa. C'è un soggetto buono (la bontà è rappresentata dalle ali - le buone intenzioni - e la valigetta, cioè le capacità lavorative) che vuole entrare in uno stato importante e rinomato (la paradisiaca società americana) ma ne resta deluso. Non lo avremmo chiamato "immigrato", se non temporaneamente e solo per motivi geografici, ma "elemento che ha voluto inserirsi dando il suo contributo".
Per "immigrazione", infatti, dovremmo intendere qualsiasi soggetto che vuole inserirsi nella società ma senza amarne né la cultura, né la lingua, né le leggi, né il progresso.
Quindi un messicano che lavora come valido ingegnere nucleare o sta brillantemente laureandosi in storia medievale, non vale come "immigrato", perché è uno che si è inserito nella società per amarla e migliorarla.
Invece un negro con cittadinanza, i cui genitori e nonni erano negri con cittadinanza, che però non contribuisce seriamente alla società, potremmo chiamarlo facilmente "immigrato".
"Immigrato" nel senso di "elemento esterno che vuole inserirsi in una società senza amarne la storia, la cultura, le leggi, ma volendola solo sfruttare" (anche se lo sfruttamento si riducesse al far shopping da Walmart e pranzo da KFC, non necessariamente cazzeggio e rapine e spaccio).
La rovina degli stati occidentali è stata il presumere che qualsiasi immigrato amasse la loro storia, cultura, arte, legalità, o che almeno fosse capace di amarla a condizione di venir accolto. E invece…