>>175604A leggere la Bibbia si diventa protestanti, per questo le frammassonerie son d'accordo col Valditara, anzi, mettiamoci pure le mitologie nordiche che fanno tanto figo, e faranno sembrare la Bibbia una mitologia! Gaiardo!
Per capire la Bibbia bisogna partire (che vi piaccia o no) dalla dottrina cattolica e dal "calendario liturgico" (che distribuisce passi scelti di letture bibliche lungo un periodo di 3+3 anni, per cui si comincia a notarne la logica e i nessi, e il rapporto che ha col Vangelo). Senza di quelle, diventa un noioso ammasso di frasi fatte adatte a gente che vuole estrarre le robe più strane.
Il latino ha il pregio di costringerti ad analizzare, ragionare, fare ipotesi, tornare indietro sui tuoi passi e correggere. È meglio di un corso di programmazione in Rust.
Fun fact: i compagnetti di università che avevano fatto l'ITIS-informatica, ad ogni nuovo corso si sentivano specialisti collaudati ("ah ah ah, cazzata, cazzatina, l'avevamo già fatto"), salvo poi due mesi dopo cominciare a non capire più niente e a venir bocciati agli esami. E non parliamo degli esami di matematica e affini
Quelli che come me avevano studiato il latino al liceo, partendo da zero avevano più apertura mentale e meno convinzioni di essere gigachad della programmazione. E non si fidavano delle routinette di python copiaincollate, ma solo degli algoritmi studiati, della logica sottostante alle formule, dell'obiettivo da raggiungere.
Ed infatti l'esame che più faceva paura era quello il cui libro di testo era di 80 pagine inclusa la copertina. Perché l'esame col testo da 1100 pagine bastava studiare a memoria tutto tranne l'indice, e lo superavi al primo colpo. Quello da 80 pagine erano concetti da capire (comprensibili solo padroneggiando analisi e fisica), e da applicare ad intuito. Ed infatti era lo scoglio impossibile per un sacco di gente: gli ITIS-informatica, le femmine, gli studenti stranieri.