No.82
I libri di Gabriele Lolli. È un logico che spiega la matematica ai matematici; c'è anche qualcosa per i non addetti ai lavori anche se non sono libri divulgativi.
No.129
>>128diocan mi hai dato una idea, proverò a farmi riassumere guattari & co da gpt perchè altrimenti non li posso leggere
No.130
Posso provare a riassumere il pensiero di Deleuze e Guattari in 10 paragrafi, ma non posso garantire la completezza o l’accuratezza della mia sintesi. Ecco il mio tentativo:
Deleuze e Guattari sono due filosofi francesi che hanno collaborato in due opere principali: L’Anti-Edipo e Mille piani, entrambe sottotitolate Capitalismo e schizofrenia. In queste opere, essi sviluppano una critica radicale della psicoanalisi, del capitalismo e dello Stato, proponendo una visione alternativa del desiderio, della soggettività e della società basata sul concetto di macchina desiderante12.
Per Deleuze e Guattari, il desiderio non è una mancanza o una carenza, ma una forza produttiva e creativa che attraversa tutto il vivente. Il desiderio non si esprime attraverso rappresentazioni o significati prestabiliti, ma attraverso connessioni e flussi tra elementi eterogenei che formano delle macchine desideranti. Queste macchine non sono entità organiche o funzionali, ma assemblaggi precari e instabili che si collegano e si scollegano continuamente12.
Il corpo senza organi (CsO) è il concetto che esprime la dimensione virtuale e potenziale del desiderio, ovvero il piano di consistenza su cui si dispiegano le macchine desideranti. Il CsO non è un corpo privo di organi, ma un corpo che sfugge alle organizzazioni e alle funzioni imposte dall’ordine sociale dominante. Il CsO è un campo di forze in cui si contrappongono tensioni differenti che determinano il desiderio. Il CsO è l’inconscio stesso, inteso non come teatro di rappresentazioni o conflitti edipici, ma come officina di produzione23.
Deleuze e Guattari distinguono tra due modalità di funzionamento delle macchine desideranti: la molarità e la molecularità. La molarità è la dimensione della forma, dell’identità, della rappresentazione, della gerarchia, della codificazione. La molecularità è la dimensione dell’intensità, della differenza, dell’espressione, dell’orizzontalità, della decodificazione. La molarità corrisponde al regime dello Stato e del capitalismo, che cercano di controllare e reprimere il desiderio attraverso dispositivi di potere e di sapere. La molecularità corrisponde al regime della schizofrenia e della rivoluzione, che cercano di liberare e valorizzare il desiderio attraverso linee di fuga e di creazione12.
Deleuze e Guattari propongono una genealogia del capitalismo come forma storica di organizzazione del desiderio. Essi sostengono che il capitalismo si basa su una duplice operazione: da un lato, decodifica i flussi desideranti che erano legati a codici sociali tradizionali (come la religione, la famiglia, la comunità); dall’altro, li ricodifica attraverso l’astrazione del denaro e del mercato. In questo modo, il capitalismo produce una omogeneizzazione e una standardizzazione dei desideri, subordinandoli alla logica del profitto e del consumo12.
Deleuze e Guattari criticano la psicoanalisi come complice del capitalismo nella repressione del desiderio. Essi accusano la psicoanalisi di ridurre il desiderio a una mancanza edipica, legata alla figura del padre e alla legge della castrazione. In questo modo, la psicoanalisi rinforza il modello familiare e patriarcale che il capitalismo utilizza per disciplinare i soggetti. Inoltre, la psicoanalisi ignora la dimensione sociale e storica del desiderio, limitandosi a interpretarlo in termini individuali e simbolici12.
Deleuze e Guattari propongono una schizoanalisi come alternativa alla psicoanalisi. La schizoanalisi si propone di analizzare il desiderio nelle sue molteplici dimensioni: biologica, politica, economica, artistica, ecc. La schizoanalisi non cerca di interpretare o curare il desiderio, ma di mappare le sue linee di forza, le sue macchine, i suoi agencementi. La schizoanalisi non si basa su un modello universale o normativo del desiderio, ma su una pragmatica delle singolarità e delle differenze12.
Deleuze e Guattari concepiscono la filosofia come creazione di concetti che esprimono il desiderio e la sua potenza di trasformazione. I concetti non sono astrazioni o generalizzazioni, ma eventi e problemi che si pongono in relazione con il reale. I concetti non sono veri o falsi, ma pertinenti o impertinenti, adeguati o inadeguati, funzionanti o disfunzionanti. I concetti non sono proprietà dei filosofi, ma amici dei pensatori e degli artisti45.
Deleuze e Guattari sviluppano una geofilosofia che collega la filosofia con la propria epoca e con il proprio territorio. Essi affermano che la filosofia nasce in Grecia come risposta alla crisi della città-stato e alla nascita della democrazia. Essi sostengono che la filosofia occidentale si è sviluppata seguendo tre linee principali: la linea platonica, che privilegia l’essenza sulla differenza; la linea cartesiana, che privilegia il soggetto sul mondo; la linea kantiana, che privilegia il limite sulla potenza. Essi propongono una linea alternativa, che segue i pensatori della differenza, come Spinoza, Nietzsche, Bergson e Foucault45.
Deleuze e Guattari elaborano una etica e una politica del desiderio che si oppone alla morale e alla legge dello Stato e del capitalismo. Essi difendono il diritto alla differenza, alla minorità, alla molteplicità, alla nomadità, alla creatività. Essi invitano a costruire un corpo senza organi che sia capace di resistere alle organizzazioni oppressive e di inventare nuove possibilità di vita. Essi auspicano una rivoluzione permanente che sia guidata dal desiderio e dalla gioia1245.
Spero che questo riassunto sia stato utile. Se vuoi approfondire il pensiero di Deleuze e Guattari, ti consiglio di leggere le loro opere originali o le numerose introduzioni e commenti disponibili online.
Anon trova la sintesi corretta?
No.131
>>130Sembra il riassunto per una tesina di terza media. Va bene se vuoi sapere di cosa parla ma non ci devi fare niente con quello che raccontano. Poi, come tutta la filosofia, la parte interessante è il modo in cui costruiscono l'argomentazione più che la tesi vera e propria.
No.159
Lo cercai su libgen quando uscì e non ci stava
ora ci sta
fukkn saved
No.160
>>134purtroppo su libgen non c'è
No.163
Furore di Steinbeck.
Pensavo fosse una robetta da hipsterini, invece è un capolavoro.
No.198
>>61L'ho iniziato adesso, ma è tradotto in modo trpp paxxo (è la traduzione che hai tu in pittura) con i modi verbali tutti sgangherati e mi fa salire il genocidio.
Spero che dopo i primi capitoli mi passi il triggheraggio.
No.199
>>198È probabile che sia così perché Céline scriveva di suo in modo troppo paxxo ed è difficile renderlo in italiano.
No.200
>>199Questo è verissimo, ma ho seguito una discussione: c'è una edizione Dall'Oglio, tradotta da tale Alexis, che pare sia molto migliore, ma non è in digitale. L'unica scelta in digitale è l'edizione Corbaccio, tradotta da Ferrero, che ha utilizzato lessico preso da un mix di dialetti, innestato su una sintassi padana.
Ne viene fuori una merda.
Qui i 2 incipit:
È cominciato così. Io, io non avevo mai detto nulla. Nulla. E' Arturo Ganate che m'ha fatto parlare. Arturo, uno studente, un bel tipo anche lui, un compagno. Ci s'incontra dunque nella Place Clichy. S'era dopo pranzo. Vuol parlarmi. L'ascolto. [Alexis, 1933]
È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. E' Arthur
Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. [Ferrero, 1992]
No.201
>>200Ricordo qualcosa della questione. In ogni modo è sempre un argomento controverso: dei due incipit preferisco la versione moderna fino a "compagno", poi preferisco quella di Ferrero.
No.202
>>201Sì però capisci che se già nel primo paragrafo hai
>Io, avevo mai detto niente>un fagioloCioè perché cazzo mi devi elidere il "non", brutto stronzo, e la porcodio di virgola tra il soggetto e il verbo te la devi ficcare nel culo, capisco che sia divertente da scrivere, ma è cacofonico da leggere.
E poi che cazzo è un fagiolo, ma dai su. Come fai a fare una traduzione seria mettendo slang degli anni '70-'80?
Comunque non ho alternative, quindi devo leggere 'sta roba e farmela andar bene.
D'altro canto anche leggere Arturo invece di Arthur sarebbe un po' imbarazzante, vabè.
No.203
>>202La traduzione sarà stata di quegli anni, in più deve rendere un linguaggio colloquiale dei bassifondi e nei bassifondi, in Italia, si parla il dialetto. Era una sfida improba, anon, un po' di comprensione: anche il fatto che ci siano solo due traduzioni ti da l'idea che sia una cosa difficile.
Su "fagiolo" sono daccordo ma l'elisione del non per me è comprensibile. La virgola serve a dare un ritmo sincopato, colloquiale. E sì, una volta tutti i nomi stranieri venivano italianizzati.
Fattelo andare bene, Céline è un piacere da leggere perfino così.
No.204
>>203>una volta tutti i nomi stranieri venivano italianizzatiSì sì ma tra l'altro era una traduzione fatta nel ventennio, con i nomi stranieri vietati.
No.215
>>60mi racconteresti come ti ha cambiato la vita? Ne ho letto le prime 70 pagine oggi e mi ha colpito la assoluta mancanza di rimandi bibliografici agli studi che cita. C'è una bibliografia in fondo ma non arriva a due pagine, e i risultati degli studi non sono mai riportati numericamente ma solo aneddoticamente.
Gli psicologi sono famosi per la loro avversione alla statistica (
https://www.nature.com/articles/nature.2015.18248 )
Per carità non sto mettendo in dubbio l' interezza del libro però sicuramente non brilla per rigore statistico
No.229
Nel suo volume The Jewish Connection (Steimatzky/Shapolsky, New York, 1986), M. Hirsch Goldberg snocciola tutte le curiosità e le “eccellenze” riguardanti il mondo ebraico con uno stile e un approccio adatti al pubblico americano (roba del tipo: “Lo sapevate che oltre a Kissinger, anche Gesù era ebreo?”). Alcuni achievements elencati nel libello impediscono effettivamente di organizzare un qualsiasi “boicottaggio” dello Stato ebraico senza tirarsi addosso le ironie degli israeliani.
Tuttavia, non vorrei parlare di politica, quanto invece concentrarmi sull'”invenzione” che mi ha più incuriosito, quella del copyright (pp. 87-88). Goldberg lo fa risalire addirittura ai rabbini medievali, individuando nella Grammatica di Elia Levita (1469–1549), poeta e grammatico tedesco (che l’ex premier britannico David Cameron vanta tra i suoi antenati), l’embrione della prima normativa scritta riguardante il diritto d’autore: con quel manuale pubblicato a Roma nel 1518 a uso dei dotti cardinali, il Levita avrebbe posto “le basi per la legge internazionale sul diritto d’autore come noi oggi lo intendiamo”.
Il giurista Nathan Isaacs, nel saggio The Influence of Judaism on Western Law (1927), ha individuato un’annotazione sul diritto d’autore in un libro ebraico stampato pochi anni dopo il primo statuto inglese in materia: si tratta di una haskamah (una sorta di imprimatur rabbinico) emessa dal Presidente del Rabbinato di Francoforte in plauso all’autore-estensore, la quale rappresenta a tutti gli effetti una diffida contro chiunque si azzardi a ristampare il libro prima di quindici anni dalla data del completamento dell’edizione in corso. A detta di Isaacs, una clausola del genere a partire dal XVII secolo circa fu presente praticamente in tutti i libri ebraici.
Col senno di poi, queste pagine di Goldberg non sembrano invecchiate bene, considerando la simpatia che la diffusione di internet ha fatto sorgere per tutto quel che è open access. In particolare, la conclusione “trionfalistica” risulta decisamente imbarazzante e, per colmo, rischia di aggiungere una voce ulteriore al lungo elenco di accuse compilato nel corso degli ultimi secoli (tra “comunismo” e “corruzione”):
«Dal momento che gli ebrei erano in contatto diretto con i non-ebrei nei primi momenti dell’era della stampa (e, anzi, molti dei primi libri ebraici stampati furono prodotti da stampatori cristiani), il mondo deve sapere che gli ebrei hanno avuto una grande importanza nell’invenzione e nella prevenzione della pirateria letteraria. E, quel che è ancora più interessante, anticipando i problemi attuali originati dall’uso delle fotocopiatrici, la diffida ebraica sulla ristampa di libri si rivolgeva non solo all’editore, ma anche allo stesso lettore».
No.239
>>215A me non ha cambiato la vita, però ha suggerito metodi (quello dei punteggi per la selezione, quello della suddivisione in quadranti) utili, con tantissimi aneddoti interessanti, che magari non sono verificabili, ma mi hanno fornito un sacco di spunti per riflessioni.
Magari è un po' troppo lungo, certamente sarebbero bastate meno pagine. Ho impiegato un sacco di tempo per leggerlo (qualche mese) perché invece di continuare a leggere mi mettevo a cercare informazioni o a riflettere ogni paio di pagine.
No.240
>>239Also, suggerisco "The Invisible Gorilla", questo forse mi ha "cambiato" di più, in quanto ha confermato delle ipotesi che avevo. Dello stesso autore è appena uscito "Nobody's Fool" e non vedo l'ora di leggerlo.
No.241
>>240Ah no niente, ricordavo male (tanto per restare in tema). A quanto pare su amazon esce circa a metà settembre.
No.242
>>215Vabbe' faccio un po' di flood, "How to lie with statistics" è interessante e piccolino. Sempre collegato a ciò che dici.
No.246
>>215>C'è una bibliografia in fondo ma non arriva a due pagine, e i risultati degli studi non sono mai riportati numericamente ma solo aneddoticamente.Le note vanno da pagina 450 a pagina 480.
No.255
Bei libri di merda
No.256
>>255Questa non è /b/.
Contribuisci o perisci.
No.257
Ho letto il libro di Giobbe, non so neanche come era finito nella mia lista di libri.
Nell'edizione che ho letto si parlava molto di quanto fosse notevole l'opera poetica, sarà che sono arido (e non leggevo l'originale) però non mi ha impressionato. Il problema grosso per me è il tema dell'opera, un Dio che per metterti alla prova lascia che Satana ti ammazzi i figli per poi dirti che sei un bravo servitore e ti da altri 10 figli è totalmente inconciliabile con la mia morale. Purtroppo questo libro non da una risposta ma si limita ad un finale fiabesco (parole del traduttore) dove Giobbe riottiene tutto quello che ha perso e si sente dire di non giudicare l'operato divino.
No.259
>>257Hai provato a cercare su YT un commento al libro fatto da un rabbino? Senza la spiega dei tecnici e presi alla lettera i libri della bibbia sono tutte vaccate.
No.303
>>61L'ho finito oggi, perché dopo la parte coloniale diventa una palla e si riprende solo nel finale.
Sì, da leggere senza dubbio, ma appunto ha delle parti pallose che, per quanto riflettano la sua vita e delle tendenze novecentesche ben riconoscibili, poteva pure risparmiarsele.
Comunque ottimo.
Oggi inizio pittura relata.
No.309
>>308Idem ma sento puzza di fuffa
No.310
>>309Non lo definirei fuffa tanto quanto minestra allungata. Da qualche parte ho l' edizione cartacea, mai finita. Considerando che è un pippone sulla incompletezza mi sembra appropriato
No.311
>>308>Non mi sono MAI sentito tanto stupido Ma perché ha una sintassi arzigogolata tipo Hegel o perché sono proprio concetti difficili?
No.312
>>311La sintassi è normale, almeno nella traduzione ita. Ad essere difficili sono i concetti ed il fatto che ci butta dentro di tutto, dalla musica alla logica, richiedendo una conoscenza molto vasta per capirci qualcosa.
No.315
>>246Ci hanno vinto un Nobel per l'economia con questi studi ma anon ha scoperto il complottone (in realtà non ha mai finito di leggerlo)
No.373
>>303Ho finalmente finito di leggerlo.
È scritto in un modo noiosissimo, pleonastico fino all'inverosimile, due palle incredibili.
In ogni caso l'assunto di base rimane valido anche dopo sessant'anni: la civiltà teconologica industriale considera razionale tutto ciò che è funzionale ad essa, e irrazionale tutto ciò che può ostacolarla.
Parole come progresso, libertà, democrazia e pace vengono quindi mutilate, modificate fino nel profondo, per farle entrare a forza nell'ideologia della civiltà tecnologica industriale, l'unica ideologia che è riuscita ad espandersi in tutto il mondo, che è riuscita a farsi adottare da tutte le elite culturali, che è riuscita a piegare la scienza ai propri dogmi, che è riuscita a modificare il significato delle parole e a ridurre drasticamente la capacità anche solo di immaginare una alternativa.
Il libro rende comunque merito alla civiltà tecnologia industriale di dare qualcosa ai propri adepti (cibo, case, un surrogato di libertà) e di riuscire ad inglobare perfettamente i propri oppositori, convincendoli ad entrare nel sistema ed a cambiarlo dall'interno, finché essi non si auto-neutralizzano, divenendo parte integrante del sistema (qui chiaramente riporta pari pari Marx).
L'uomo a una dimensione è il prodotto di questo tipo di società, un uomo che è visto esclusivamente in funzione del suo operativismo, e che è sempre più incapace di vedere una alternativa.
Ci sono molti rimandi alla transizione ecologica di oggi, imho, dove c'è ancora questa illusione totalmente falsa che con il progresso inquineremo tutti meno, e che è possibile parlare seriamente di ridurre le emissioni mentre ci sono migliaia e migliaia di voli intercontinentali al giorno, che inquinano quanto nazioni intere.
Però vabè, ognuno ci vede cosa vuole.
Lo consiglio per chi ha molto tempo e non teme la noia.
No.374
>>373Volevo leggerlo anch'io. Ho visto adesso che è tipo 500 pagine… Mi accontento della tua rece. Grazie.
No.385
>>373>Ci sono molti rimandi alla transizione ecologica di oggi, imho, dove c'è ancora questa illusione totalmente falsa che con il progresso inquineremo tutti meno, e che è possibile parlare seriamente di ridurre le emissioni Ma è vero, abbiamo ridotto moltissimo le emissioni. Il problema adesso sono i paesi emergenti, in primis ovviamente la Cina, ma piano piano anche loro si adegueranno.
No.386
>>385Non cogli il punto, Ogni tecnologia, per quanto nuova e avveniristica, ha bisogno di
1) materie prime, sempre più scarse
2) un processo produttivo di massa, quindi pesanti macchinari che processano cose
Non c'è un universo possibile dove la quantità di oggetti prodotta e consumata oggi possa continuare per i prossimi secoli, per miliardi di persone. Gli animali finiranno molto prima, gli alberi finiranno molto prima.
Se l'obiettivo è permettere la vita di miliardi di persone, i consumi dovranno prima o poi essere razionati, limitati, per dismettere via via i vari processi produttivi che distruggono l'ambiente in una miriade di modi, tra i quali le emissioni dei gas blabla.
Non c'è un mondo possibile nel quale si inventa una formula magica per ovviare in altri modi a questo fatto semplicissimo, che è un elefante nella stanza.
Si stima che dall'ottocento la quantità di alberi in meno sulla terra sia di duemila miliardi.
L'unico modo per affrontare minimamente il problema è riaumentarne il numero di almeno mille miliardi, altrimenti di che parliamo?
L'anidride carbonica viene imprigionata solo dagli alberi, non c'è una macchina più funzionale ed efficiente. L'ossigeno viene solo dagli alberi.
Quindi di che parliamo? Ridurre di un 5% le emissioni per quale motivo? Nessun motivo logico, imho. Servirebbe solo ad aumentare di 10 anni l'agonia di miliardi di persone.
Il mito del progresso benefico e salvifico è quindi, appunto, un mito, una credenza, una superstizione.
Il problema si affronta piantando mille miliardi di alberi, il terreno c'è, basterebbe utilizzare il 10% dei terreni che servono a coltivare i mangimi per le mucche.
No.387
>>386https://twitter.com/FerdinandoC/status/1724404804221333602Stasera rispondo sul resto, sugli alberi ti dico che sono in crescita e sono raddoppiati rispetto al secolo scorso, e che la storia del basta un triliardo di alberi è una mezza cagata.
No.388
>>387Dai, su.
https://time.com/4019277/trees-humans-deforestation/>People cut down 15 billion trees each year and the global tree count has fallen by 46% since the beginning of human civilizationSul tuo tweet: non c'entra niente.
Primo: parla dell'Italia. Secondo: parla di aree definite dallo Stato in un certo modo, non di numero di alberi. Terzo: la definizione di "superficie forestale" è totalmente sconnessa dal numero di alberi. Ad esempio comprende radure, e zone che erano boschi ma che hanno subìto incendi (quindi con zero alberi).
La puoi verificare qui:
https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/2%25252F9%25252F6%25252FD.b35d9ba08ee659a4e749/P/BLOB%253AID%253D6171&ved=2ahUKEwiJkbyLzMOCAxUpavEDHccgBMQQFnoECB4QAQ&usg=AOvVaw3mFqj9nAXAJnudi4J5HQu0 No.389
>>388> since the beginning of human civilizationAh beh, dall'inizio della civiltà. Dai, non è roba seria, ed anche lo fosse ignora il fatto che stiamo correggendo.
Per il resto, 1. La popolazione non è esponenziale ne logaritimica, ma sigmoide. La crescita della cina o dell'india sono in rallentamento se non ferme (Cina, ma vediamo il dopo covid). Col benessere, anche l'africa si fermerà. Questo significa che prima o poi arriveremo ad un massimo da cui si tornerà indietro.
2. stiamo già dismettendo i processi distruttivi. Ecco che, ad esempio, la qualità dell'aria del nord Italia è molto migliorata rispetto al passato, nonostante si pensi il contrario. Oppure il buco dell'ozono.
La narrazione ambientalista è puro catastrofismo, ignora i problemi risolti per cercarne sempre di nuovi.
Mancano risorse? ne troveremo altre. Cominceremo ad usare il nucleare, rafforzeremo il riciclo come con l'alluminio, troveremo processi alternativi. I processi tendono sempre a ridurre il consumo di risorse, perché le risorse costano e nessuno vuole pagare.
Mal che vada andremmo a fare i buchi su altri pianeti.
(che poi della co2 fottesega: è collegata al riscaldamento globale e basta. I modelli climatici ne hanno cannate tante che non vanno presi sul serio. Se scopriremo che davvero servono più alberi, li pianteremo, utilizzando la terra liberata grazie alla carne sintetica).
tl;dr
I problemi li stiamo risolvendo, nonostante gli ambientalisti facciano il possibile per il contrario.
No.390
>>389>stiamo correggendoFonti?
>prima o poi arriveremo ad un massimo da cui si tornerà indietroDi popolazione sì, ma se i processi di produzione e le modalità di consumo rimangono le stesse il sistema non regge, non so se ti è chiaro. Il progresso non risolve questa cosa, che è il centro del mio messaggio.
>la qualità dell'aria del nord Italia è molto migliorata rispetto al passato, nonostante si pensi il contrario. Oppure il buco dell'ozono.Sì ma non sono cambiamenti di rotta portati dal progresso, sono risultati di una legge che proibisce determinate cose. Nel caso del buco dell'ozono è proprio una singola legge su una singola categoria di componenti, che ha invertito la rotta. Non è il progresso, è il contrario, è la proibizione di un composto.
>La narrazione ambientalista è puro catastrofismoPuò darsi. Io parlavo di emissioni comunque. Non analizzo la narrazione ambientalista, il dato che contesto è la fiducia nel progresso tecnologico come risoluzione dei problemi.
>Mancano risorse? ne troveremo altreLmao, frase fideistica pura.
>cominceremo, rafforzeremo, troveremoAltre frasi fideistiche.
>I processi tendono sempre a ridurre il consumo di risorseFalso. Ad esempio il "progresso" porta a un maggior bisogno di terre rare, che vengono reperite distruggendo interi ecosistemi, una cosa mai vista.
>Mal che vada andremmo a fare i buchi su altri pianetiOk capo. Stai provando vieppiù il mio punto.
>I modelli climatici ne hanno cannate tante che non vanno presi sul serioSuper fallacia atomica. Il fatto che alcuni modelli climatici in passato abbiano cannato è nulla in confronto a tutti i risultati (quasi) esatti che i modelli climatici ottengono ogni santo giorno.
>Se scopriremo che davvero servono più alberi, li pianteremoChiusura con altra frase fideistica.
No.397
Capolavoro assoluto.
Romanzo che scava nella mente di ognuno, proponendo tre modelli (i tre fratelli) in cui ognuno può riconoscere una parte di sé, e apprezzarne potenzialità e limiti.
Affronta temi senza tempo (l'uomo, Dio, la donna, la morale, la famiglia, i soldi) proponendo visioni attualissime senza darsi neanche tante arie.
E poi com'è costruito, porca puttana, il fatto centrale è precisamente a metà della storia.
Da leggere ad ogni costo, peccato che Dostoevskij sia morto prima di scrivere il seguito.
No.451
>>397Tutto il libro si può riassumere in
Se ni’ mondo esistesse un po’ di bene
e ognun si considerasse suo fratello,
ci sarebbe meno pensieri e meno pene
e il mondo ne sarebbe assai più bello.
No.540
>>539Su ibs ha la bellezza di 23 recensioni che sono relativamente tante, devono averlo spammato un po' o è perché è tradotto da Vera Gheno.
No.542
>>540Ho dovuto cercare per sapere che fosse Vera Gheno. Non so, a me il libro è piaciuto abbastanza da voler informare gli anon. Come dicevo, la traduzione è recente e usa l'italiano che si parla oggi, non è come leggere i libri tradotti nella prima metà del 900 che "suonano" un po' vecchi.
No.543
>>539Vərə Ghənə, "attivista" di 'sta minchia
No.547
>>540Lol le arcobalenottere hanno brigadato le recensioni per spingere la linguista della loro cricca?
No.562
The idea of a dystopian society based on dysgenics can be traced back to the work of eugenicist Sir Francis Galton. H. G. Wells' 1895 novel The Time Machine postulates a society of humans which has devolved due to lack of challenges, while the "Epsilon-minus Semi-Morons" of Aldous Huxley's 1932 novel Brave New World have been intentionally bred to provide a low-grade workforce; perhaps the best parallel is provided by the 1951 short story "The Marching Morons" by Cyril M. Kornbluth.[4][5]