Due parole sulla polemica sorta attorno al discorso della Meloni che ha criticato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, suscitando le isteriche proteste della sedicente sinistra. I passi criticati (che peraltro sono i pochi dal sapore lievemente socialista in un mare di retorica borghese) fanno riferimento a concetti e valori che, fin dalla fondazione della CEE sono stati letteralmente ignorati. La "sinistra" che adesso si indigna per le parole della Meloni fa parte di quella categoria politica che su certi valori ci sputa sopra da almeno 40 anni, salvo poi ergersi sulle barricate quando le si presenta un pretesto per fingersi diversa da quella destra a cui assomiglia sempre piú. Cosí, mentre la Meloni pretende di far passare il Manifesto di Ventotene per un testo socialista e lo critica per solleticare il suo elettorato, il PD puó prodursi in ció che gli riesce meglio: impuntarsi su questioni di principio vacue, insipienti e spesso già tradite mille volte. Di fatto si tratta di un ipocrita e miserabile gioco delle parti in cui la destra e la finta sinistra, allineate praticamente su ogni questione piú rilevante e sostanziale, si scontrano su dettagli, confusi e spesso fraintesi, attorno cui far polarizzare l'opinione pubblica e il dibattito politico. Sarebbe interessante che i vari europeisti liberali, che adesso difendono a spada tratta il Manifesto di Ventotene dagli attacchi della Meloni, ci spiegassero cosa pensano del passo in cui si dice che "la proprietà privata dovrà essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso e non dogmaticamente in linea di principio". Poche righe che per noi sanno tanto di vaga retorica democristiana ma che per gli euroinomani dovrebbe rappresentare un'intollerabile ipotesi bolscevica.