Basilio Ioppolo, il prof più amato del Beccaria morto a 39 anni. «Parlava con noi di verbi greci e sorteggi di Champions». La domanda ai ragazzi: «Come va la vita?» di Giovanna Maria Fagnani Era arrivato a Milano dalla Sicilia per insegnare, su Instagram era per tutti «il prof bibliofilo». Il ricordo degli studenti, che gli hanno dedicato un'aula lettura: «Serio e duro quando era necessario. Ma sapeva anche abbracciarci e regalarci un sorriso»
TROVO SEMPRE PIU NOTIZIE DI GENTE MORTA A 40 ANNI, COME SE LA COSA FOSSE NORMALE…. IO NE HO 45 QUINDI DOVREI GIA ESSERE MORTO…POI VAI A VEDERE ED ERANO PURE PERSONE SANE MAGRE ECC
QUA SI PUO' MORIRE PURE PRIMA DEI 50 ANNI, E VOI CHE VI FATE I BACKLOG DI VG E FILM!
prima non c'erano i social e il covid e quando qualcuno moriva per infarto/trombosi/embolia/aneurisma/altro malore improvviso non fregava a nessuno e non faceva notizia
In psicologia, il bias di conferma o pregiudizio di conferma (in inglese confirmation bias o confirmatory bias) è quel bias cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite, tentando di ricondurre a tale ambito qualsiasi situazione si trovino a sperimentare.[1]
Le persone mostrano questo pregiudizio (bias di conferma) quando selezionano e danno credito solo alle informazioni che sostengono le loro opinioni, ignorando quelle contrarie o sostenendo che la prova contraria sia falsa, oppure quando interpretano le prove ambigue come se sostenessero le loro teorie esistenti. L'effetto è più forte per i risultati desiderati, per le questioni influenzate da emozioni e per le convinzioni profondamente radicate. Il bias di conferma non può essere eliminato ma solamente gestito; ad esempio, attraverso l'educazione e la formazione al pensiero critico.[2]
Storia Nel corso della storia, decisioni di scarsa qualità dovute a questo bias sono state documentate in contesti militari, politici e organizzativi.
Una serie di esperimenti negli anni sessanta iniziati da Peter Cathcart Wason suggeriscono che le persone a partire dalla prima infanzia tendano a voler confermare le loro convinzioni acquisite.[3] Studi successivi hanno reinterpretato questi risultati come una tendenza all'essere parziali nell'esaminare idee, concentrandosi su una possibilità e ignorando le alternative. In certe situazioni questa tendenza può pregiudicare le conclusioni.[4]
Descrizione Il bias di conferma è un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi e, viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate.
Spiegazioni per questo bias includono il pensiero illusorio e la limitata capacità umana di gestire le informazioni. Un'altra spiegazione è che le persone sottovalutano le conseguenze dello sbagliarsi invece di esaminare i fatti in maniera neutrale, scientifica. Il confirmation bias è il risultato di strategie automatiche involontarie, più che di inganno deliberato[5][6].
Rimozione del bias Diversi studi si sono cimentati nella ricerca di metodi di "rimozione del bias" dal pensiero umano, ma i pochi risultati si sono ottenuti solo in ambito sperimentale controllato.[7]
Tipologie I bias di conferma sono fenomeni riguardanti l'elaborazione delle informazioni. Alcuni psicologi usano il termine "bias di conferma" per riferirsi a qualsiasi metodo usato dalle persone per evitare di disfarsi di una credenza, che si tratti della ricerca di prove a favore, della loro interpretazione di parte o del loro recupero selettivo da memoria. Altri restringono l'uso del termine a una ricerca selettiva di prove.[8][9]
Associazione illusoria di eventi disconnessi La correlazione illusoria è la tendenza a vedere correlazioni inesistenti in un gruppo di dati.[39] Questa tendenza è stata dimostrata per la prima volta in una serie di esperimenti nei tardi anni 1960.[40] In un esperimento i partecipanti hanno letto un set di casi di studio psichiatrici, incluse le risposte al Test di Rorschach. I partecipanti hanno riferito che gli uomini omosessuali del gruppo erano più propensi a segnalare di aver visto, nelle macchie di inchiostro, natiche, ani o figure dall'ambiguo significato sessuale. In realtà i casi di studio fittizi erano stati costruiti in modo che gli uomini omosessuali non fossero più propensi a segnalare questo tipo di immagini o, in una delle versioni dell'esperimento, fossero meno propensi a segnalarlo rispetto agli uomini eterosessuali.[39] In un'indagine, un gruppo di psicoanalisti esperti hanno evidenziato lo stesso tipo di associazioni illusorie con l'omosessualità.[39][40]
Un altro studio ha registrato i sintomi, in funzione del clima, riferiti da pazienti artritici lungo un periodo di 15 mesi. Quasi tutti i pazienti hanno riferito che i loro sintomi erano correlati con le condizioni climatiche nonostante la correlazione reale fosse pari a zero.[41]
Questo effetto è una specie di interpretazione distorta, nella quale prove oggettivamente neutre o sfavorevoli sono interpretate per confermare le credenze preesistenti. È anche correlato con le distorsioni nel comportamento di verifica delle ipotesi.[42] Nel giudicare se due eventi, come dolori e cattivo tempo, sono correlati, la gente si affida molto al numero di casi "positivo-positivo" (in questo esempio sono le occasioni di dolore e cattivo tempo) e prestano poca attenzione alle altre combinazioni (di non dolore e/o bel tempo).[43] Ciò è analogo alla dipendenza alle risposte positive nella verifica delle ipotesi.[42] Può anche riflettere il ricordo selettivo, per quelle persone può essere sensato correlare due eventi perché è più facile ricordare le volte in cui successero insieme.[42]