>>2845L'egemonia culturale è un'invenzione di Gramsci. Aveva capito che con la politica non sarebbero arrivati lontano. E quindi indicò ai comunistelli dell'epoca di pianificare l'assalto a tutto il "potere" acquisibile senza passare per le urne. Cioè scuole, magistratura, università, cinema, musica, eccetera. Che poi per diventare professori, magistrati, ecc., occorre solo studiare. E i comunisti sanno studiare benissimo.
Il problema è che il socialcomunismo, essendo in tutte le sue varianti nemico del buonsenso e della verità, non poteva trionfare. Il progetto di Gramsci ha funzionato benissimo. Ma la "cultura" si è evoluta, e quindi anziché i lottatori di classe del proletariato che s'impossessa dei mezzi di produzione… abbiamo i pronipoti di Gramsci che lottano per le ricchional-sodomitiche frociate.
Tale "comunismo moderno" ha intriso la cultura al punto che il gaio Trudeau bacchetta Lady Aspen per i diritti omo-trans di calpestare i non-omo e non-trans. La Roccella, che in teoria non è comunista, resta fin troppo possibilista su tante robacce comunistoidi moderne, a cominciare dall'aborto, contro cui pure aveva detto qualcosina ai tempi in cui partecipava al Meeting di Rimini per catturare i voti della Cielle.
Letteralmente il comunismo come malattia mentale. Che come tutte le malattie, nel suo evolversi può arrivare a tragicomiche varianti, da quelle culattoniche a quelle estremistiche, passando per quelle new-age, quelle dell'ehsignoramia, quelle che oggi vengono spacciate per boomerismo destroide (ma odiatore della proprietà privata, invocatore di nuove tasse, incapace di punire elettoralmente i pessimi politici, eccetera). Erano i tempi dell'eskimo in redazione, i tempi in cui per l'Unità bisognava capire "le sedicenti Brigate Rosse", "sedicenti" perché i "compagni che sbagliano" andavano solo rimessi in riga dal Segretario del Partito (ma tanto, a che pro? Oswald Spengler: «La sinistra fa sempre il gioco del grande capitale. A volte perfino senza saperlo»).