- Politica, Società e Storia

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 No.1056

DIECIANNIEOTTOMESI

Il neon all’entrata dell’aula Gip del Tribunale, continua a ticchettare da stamattina come un orologio rotto che segna a vuoto il tempo.
Io sono in piedi nel mio lunghissimo cappotto verde nano, davanti a me il giudice, il cancelliere, i tirocinanti, alla mia sinistra il pm, dietro a me la cliente e la mia collega di studio: tutte donne, otto donne che aspettano il dispositivo di una sentenza di un processo che giudica un uomo che ha abusato delle sue figlie minori per anni.
“….condanna XX a dieci anni e otto mesi di reclusione…”
Per un attimo mi viene da piangere dietro la mascherina.
Dieciannieottomesi: mi ricordo il giorno che la figlia piccola disse a sua madre di essere stata abusata, la signora era già mia cliente, mi mandò gli screenshot della conversazione con la figlia: ero dal parrucchiere, la prima persona che chiamai fu il mio psicoterapeuta: “come si gestisce una bambina abusata?”
Dieciannieottomesi: rivedo la mia assistita che racconta i fatti al carabiniere, quattro ore di denuncia: “Mi toglieranno i bambini?”, “La scuola vuole il consenso di mio marito per fare andare la bambina in gita, come farò?”, “Non si preoccupi signora andremo noi a spiegare tutto alla preside” dice calmo il carabiniere.
Dieciannieottomesi: l’arresto. Noi non sapevamo nulla: la notizia compare su un giornale locale
“Ci sono solo le iniziali della persona arrestata ma è lui”
“ Si anche a me pare lui, la storia è la stessa, le iniziali sono le stesse”
Noi eravamo parte offesa, si era ancora in fase di indagine, accadevano le cose ma non ne sapevamo nulla:
“Quanto dobbiamo aspettare? Cosa succederà? Mi toglieranno i bambini?
“Non lo so ma noi siamo qui pronti se succede qualcosa”
Dieciannieottomesi: l’audizione della bambine, la psicologa, le domande del giudice
“Quanto fa male tutto questo? Abbiamo fatto bene?”
“Era fondamentale prendere una posizione per dire alle tue figlie con chiarezza che quello che è accaduto è un obbrobrio”
“Come andrà a finire?”
“Non lo so”
Dieciannieottomesi, revoca della potestà genitoriale, interdizione dai pubblici uffici e da tutti i luoghi in cui ci sono minori.
E penso a tutte le donne che ho conosciuto e che sono state abusate.
Che non hanno mai denunciato.
Che a volte non hanno mai neanche raccontato.
Penso alla paura, all’umiliazione, a quell’idea subdola e bastarda che sempre chi è stato abusato si porta con se: “è stata colpa mia”
Dieciannieottomesi
Non lo potevano fare, non lo possono fare: sono animali e vanno puniti, facciamo parte di uno Stato che punisce queste persone.
Dieciannieottomesi.

 No.1057

mi ha fatto venire in mente ciò che affermava Calamandrei sulla professione d’avvocato:
«Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore.
Ma l'avvocato no. L'avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l'avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sè, assumere su di sè i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce.
L'avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità.
Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c'è giustizia.
In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati: e che tutti vedono nella toga il vigile simbolo di questa speranza…
Per questo amiamo la nostra toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero, al quale siamo affezionati perchè sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso, e, soprattutto, a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia.
Beati coloro che soffrono per causa di giustizia… ma guai a coloro che fanno soffrire con atto di ingiustizia!
E, notate, di qualunque specie e grado di ingiustizia… perchè accogliere una raccomandazione o una segnalazione, favorire particolarmente un amico a danno di un estraneo o di uno sconosciuto, usare un metro diverso nella valutazione del comportamento, o delle attitudini, o delle necessità degli uomini, è pur questo ingiustizia, è pur questo offesa al prossimo, è pur questo ribellione al comando divino».

 No.1062

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Secondo la tradizione ebraica, esistono 36 giusti che reggono il mondo. Più banalmente quando ci troviamo davanti ad ingiustizie enormi (che so, tipo una guerra in cui si bombardano ospedali pediatrici dei propri concittadini) e ci chiediamo come sia possibile che un mondo così di merda continui ad esistere, secondo gli ebrei è perché esistono sparsi per il mondo appunto, 36 giusti.
Personalmente ho una specie di fissazione per questa leggenda e ho fatto qualche ricerca: secondo la leggenda il giusto non sa di essere giusto e non sa che sta salvando il mondo (niente super eroi in calzamaglia, per intenderci) e nessun giusto sa dell’altro.
Esiste una poesia di Borges che parla dei giusti ed individua alcuni gesti che compiuti salvano il mondo. A me piace pensare che i trentasei giusti non siano sempre gli stessi ma che nel mondo ci siano sempre 36 persone che nello stesso istante fanno una cosa giusta e dopo altre trentasei del tutto diverse dalla precedenti facciano il giusto e così di fila: mi piace pensare che ogni uomo per un istante almeno una volta nella sua vita, possa essere quel giusto che salva il mondo.

Cos’è un gesto giusto? L’opposto di tutto ciò che in questi giorni ci crea ribrezzo e raccapricciamento (che credo sia una parola inesistente ma mi piace assai e ce la metto).
E’ giusta ogni tenerezza, ogni prossimità, ogni atto d’amore, è giusta ogni azione fatta come se l’altro fosse qualcosa che mi riguarda, è giusta ogni azione fatta come se io non fossi il centro ed il signore del mondo e della storia.
E ripensando a tutto questo mi è tornato in mente un dipinto: le sette opere di misericordia che si trova in via dei Tribunali a Napoli.
Caravaggio deve dipingere le sette opere di misericordia e le mette tutte e sette assieme in una sola immagine, in uno stesso istante, in una sincronia che quasi le rende invisibili e che pure salva il mondo.
7 opere giuste compiute in una sintonia perfetta su cui si tuffano due angeli che accompagnano in picchiata la Madonna ed il Bambino (segnalo il viso del Bambino, molto bello).
Abbiamo da destra: seppellire i morti, visitare i carcerati, dare da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, visitare gli infermi, accogliere i pellegrini, dare da bere agli assetati.
E mentre pare che il mondo stia finendo, che tutti siano presi da una smania distruttiva, che il peggio sia inevitabile, ho la certezza che nel mondo ci sono ancora trentasei giusti: trentasei uomini e donne che con un gesto si oppongono alla furia distruttiva e sanano il mondo.
Ho deciso che li cercherò.
Cercherò i giusti.

 No.1899

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>>1056
> la prima persona che chiamai fu il mio psicoterapeuta

Benvenuti nel XXI secolo, quello in cui lo psicoterapeuta chiama l'avvocato, e l'avvocato chiama lo psicoterapeuta, ed entrambi non hanno risposte da dare.

 No.1925

File: 1674563838074.jpg (170.54 KB, 630x892, UnderstandingJimCrow630.jpg)

>>1056
>DIECIANNIEOTTOMESI

la giustizia italiana, imbattibile in lentezza

 No.1944

>Mi sono chiesta a lungo che fine fanno gli amori che non abbiamo avuto il coraggio di vivere, quelli che per i motivi più svariati abbiamo lasciato andare, quelli nel cui desiderio ci siamo spesso logorati, quelli che abbiamo mille volte immaginato: finiscono.

Non dirmi che hai fantasticato che io e te stessimo insieme e che adesso non fantastichi più…

>Non lo avrei mai detto ma finiscono pure quelli, si sgualciscono,si logorano, si perdono nelle pieghe del tempo ed un giorno qualunque, sotto un cielo plumbeo, ti accorgi che non ti interessano proprio più.


CIELO PLUMBEO!! CIELO PLUMBEO!!!!!

 No.1945

>>1944
>Mi sono chiesta a lungo
durante gli ultimi 5 secondi in cui facevi la cacca

>che fine fanno gli amori che non abbiamo avuto il coraggio di vivere,

cioè che fine ha fatto your crush dal momento che you didn't confess e nemmeno flirt, anzi, magari avevi pure given il two di picche

>quelli che per i motivi più svariati abbiamo lasciato andare,

cioè quando tu eri the crush ma non ci avevi fatto caso in tempo

>quelli nel cui desiderio ci siamo spesso logorati,

voglio sperare in senso platonico, tipo comporci una poesia

>quelli che abbiamo mille volte immaginato:

cioè tutte le fantasticherie romantico-sentimentali

>finiscono.

ohibò, che scoperta dell'acqua calda

>Non lo avrei mai detto ma finiscono pure quelli,

ma dai!

>si sgualciscono,si logorano,

cioè vengono sempre più sommersi da altri pensieri, altre preoccupazioni, new crushes

>si perdono nelle pieghe del tempo

tipo: "non ricordo più come si chiamava the crush che avevo all'inizio del secondo anno di università"

>ed un giorno qualunque, sotto un cielo plumbeo, ti accorgi che non ti interessano proprio più.

cioè siccome le nuvole minacciavano pioggia ti è venuto il coccolone per ogni crush di ogni epoca della tua vita

 No.1946

File: 1674749877029.jpg (96.4 KB, 757x1023, come funziona TINDER.jpg)

Dopo quasi due anni assieme la mia ragazza è partita a novembre per il viaggio in Australia che sognava da tempo (aveva fatto il visto prima che chiudessero le frontiere per il covid).

Doveva tornare i primi di febbraio, poi ha spostato a marzo e la settimana scorsa mi ha detto che ha spostato il ritorno a fine giugno, ha conosciuto uno di cui si è tipo innamorata e mi ha lasciato.

Porca vacca che mazzata.

 No.1953

>>1946
>non ha annullato il viaggio dopo essersi messa con te nè lo ha modificato in modo da partire insieme

Non avevi speranze fin dall'inizio.
Non tutti i mali vengono per nuocere: meglio essersi liberati dopo due anni che non molti di più.

 No.1954

File: 1674929965510.png (892.09 KB, 921x2048, ClipboardImage.png)

Alice è raggomitolata sotto al piumone Ikea, Marco è seduto dalla sua parte del letto: si sfila la felpa e impugna la maglia del pigiama, mette entrambe le mani nel collo della maglia e con un movimento veloce arrotola tutta la maglia nelle mani, infila la testa e poi le braccia.
Marco lo fa ogni sera ed ogni sera Alice lo guarda da dietro con occhi da bambina, guarda la destrezza e la precisione di quei gesti, spia le spalle di lui e le piace.
"La cosa che non capisco è come fai a sbagliare sempre il verso" dice all'improvviso Marco, mentre ancora si sta infilando il pigiama "per il calcolo delle probabilità, qualche volta il verso dovrebbe essere giusto"
"Il verso di cosa?"
"Del rotolo della carta igienica"
"L' ho lasciato sulla finestra? Scusa lo sfilo dal porta rotolo perché è troppo indietro rispetto al water ma poi lo rimetto a posto, mi sarò dimenticata"
"No, era a posto, ma dal verso sbagliato"
"Perché esiste un verso da cui mettere la carta igienica?"
"È certo?"
"E qual'è?"
"Con la parte aperta davanti con la carta che scende dall'alto"
"Ma scherzi?"
"No, è così: Tu lo metti sempre nel verso opposto"
". … effettivamente io il rotolo lo posizione verso il basso "
"La posizione corretta è verso l' alto"
Alice comincia a ridere:
"Dici che se cerco su google lo trovo??”
“Lui si volta e ride: cerca” la sfida ridendo di gusto “Modo corretto di posizionare il rotolo di carta igienica”
Ed esiste un modo corretto.
Ma più profondamente esiste il modo che è sempre stato di Marco e quello che è sempre stato di Alice.
E Alice lo sa che quando si chiederà se vuole bene a Marco, da stasera in poi, si chiederà quante volte è stata attenta a posizionare il rotolo in modo che la carta scendesse da sopra.
Perchè l’amore è l’esercizio di uscire da se stessi per andare verso un altro
A volte è solo prevedere che un altro abbia un’idea diversa dalla nostra, ne giusta e ne sbagliata ma diversa, da rispettare.
A volte ad Alice pare che l’amore sia tutto qui
E non solo l’amore per marco
Qualsiasi moto di bene le pare sia infondo costituito dalla capacità di accettare un altro diverso da se.

 No.1958

non cerco un fidanzato
non cerco un prestito
non cerco corsi
non cerco estetisti
sono una scrittrice, cerco solo lettori
non contattatemi in chat grazie

 No.2661

>>1056
La giustizia italiana è una merda e ti ci devi accontentare. Motivo per cui conviene stare il più alla larga possibile da tribunali, polizia, querele, cause, multe, denunce. Quando ti va benebenebene, cioè che riconoscono correttamente chi ha ragione e chi ha torto, hai sprecato una quantità abominevole di ore, di pazienza, di sanità mentale, per ottenere qualcosa che non ti ripaga tutte quelle ore sprecate, quella pazienza buttata, quella sanità mentale perduta.

 No.2703

Mi spiegate che cazzo significa il post in OP?

 No.2705

File: 1683360226969.png (484.63 KB, 490x490, ClipboardImage.png)

>>1946
>ha conosciuto uno di cui si è tipo innamorata e mi ha lasciato.

 No.2706

>>1954
Marco è partito per lavoro.
Alice lo ha accompagnato per la prima volta alla stazione ed è tornata a casa sua.
>alice parla di sé in terza persona

Stasera è la seconda sera che dorme da lui, che Marco non c’è.
>alice si è installata a casa di lui e non si schioda più

Si sentono prima di cena poi lei si mette a cucinare.
Apre il cassetto delle pentole e quello degli utensili.
E vi ritrova i mestoli comprati nel viaggio in Spagna nel 2018.
>giustamente, ad alice "mi piace viaggiare" e "lo shopping"

Il frigorifero è vuoto: sono mesi ormai che fa la spesa con Marco.
>lei carica il carrello, lui paga, lui porta le sportine, lui sistema le cibarie in casa

Ma un piatto di pasta lo si può mettere su, sempre.
Così comincia a cucinare, sola nella sua cucina
A casa di marco si è sentita a suo agio fin dalla prima sera.
>ovvio, si è "accasata", si è virtualmente impadronita della casa

Ma questa è casa sua.
>casa ufficialmente di marco, ufficiosamente di alice

Assapora lentamente tutti i gesti.
>"casa nostra, cioè casa mia, eheheh!"

L’olio sul fondo della padella.
L’acqua, il sale, il soffritto di cipolla: che meraviglia l’odore del soffritto di cipolla!!
Il rosso dei pomodori.
Il verde del basilico.
Quanto tempo è che Alice non si ritrovava da sola a casa? Non di passaggio, non di fretta?
Lì, a casa sua, come quando viveva da sola?
Alice ha vissuto da sola per 12 anni, c’erano degli uomini, ma passavano.
>se la trombavano, e passavano oltre
>e lei non capiva come mai, pur concedendosi, non riusciva a farli innamorare, non riusciva a convincerli a prendersela in casa, cioè a cederle mobili e immobili per il solo privilegio di essersela trombata

Marco si è fermato e loro hanno condiviso un poco di vita.
>lui è stato più simpcuck, non se ne è scappato dopo la trombata, non è riuscito a schivare i ricatti morali di lei

Hanno cominciato a fare un pezzo di strada assieme: faticoso ma bello.
>faticoso e costoso per lui, perciò bello per lei che non faceva altro che shopping e viaggi a spese di lui

Ma stasera, dopo tanto tempo, Alice è di nuovo sola.
>marco ha dovuto accettare una trasferta fuori per racimolare qualche soldo in più, che ormai il suo conto in banca rasenta il rosso

E ricorda che è capace di stare da sola.
>"posso mollare marco quando voglio… ma se lo mollo con un divorzio, questa casa diventa mia!"

Che sa trarre piacere dalla sua solitudine che ha imparato a abitare, a rendere bella.
>"ho casa sua tutta per me, tutta mia!"

E mentre i pomodorini appassiscono e la pasta fa le capriole nell’acqua che bolle,
Alice capisce che la sua solitudine è il dono più grande che può fare a Marco.
>marco ha mollato soldi e casa, lei contraccambia con… uh… "dono a marco la mia solitudine, e non deve nemmeno lamentarsi, perchéquesto è il dono più grande che posso fargli, eheheh!"

Non esistono in giro molte donne capaci di stare da sole, che sono state sole così a lungo.
>sono talmente incapaci che vanno concedendosi ad ogni pisellone benestante sperando che il sesso gli provochi un innamoramento

“La mia solitudine, ti regalo la mia solitudine” gli dirò appena lo vedrò.
>"Mavvaffanculo, va'!" gli dirà lui come risposta

Pensa sorridendo Alice, mentre scola la pasta
>marco non ci troverà niente da ridere, nemmeno di sarcasmo

La mia solitudine: ti regalo la capacità che ho di lasciarti lo spazio.
>"Mavvaffanculo, va'!"



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